I rischi connessi alle reti WI-FI (e ad altri campi elettromagnetici) e come difendersi

I rischi connessi alle reti WI-FI (e ad altri campi elettromagnetici) e come difendersi

Suggerisco questo articolo di Valentina Bennati per  comedonchisciotte.org 

L'utilizzo smodato dei cellulari oltre ad isolare i ragazzi che non giocano più per strada, che per molte generazioni ha rappresentato la figura di una maestra di vita, li rende incapaci, insucuri  di affrontare la vita. E' penoso entrare in pizzeria e vedere interi tavoli di giovani, intenti a digitare messaggi. Non entro nel merito della buona educazione, risulterei antipatico, ma le relazioni umane non possono essere tenute, tramite i social, è necessario guardare negli occhi gli interlocutori, per cogliere le sfumature. Di seguito l'articolo che tratta di problemi  di salute oltre ai danni psichici. Da leggere. 


“L’esposizione alle attuali frequenze ambientali delle reti Wi-Fi (2,4 GHz) è ritenuta una minaccia alla salute ed è stata associata a:

− stress ossidativo e diminuzione degli antiossidanti

− danno testicolare e allo sperma, infertilità

− cambiamenti neuropsichiatrici (tra cui EEG, aumento della colinesterasi; diminuito apprendimento, capacità ridotta di distinguere gli oggetti familiari da quelli nuovi, cambiamenti nel GABA e trasmissione colinergica)

− aumento dei marcatori apoptotici

− danni al DNA cellulare

− cambiamenti endocrini: catecolamine, disfunzione endocrina pancreatica, prolattina, progesterone ed estrogeni

− sovraccarico cellulare di calcio

− abbassamento di melatonina; interruzione del sonno

− alterazione dell’espressione di microRNA nel cervello

− sviluppo postnatale anormale

− alterazione dello sviluppo dei denti

− cambiamenti cardiaci, interruzione della pressione sanguigna; danno da eritrociti

− stimolazione della crescita delle cellule staminali adipose e possibile ruolo nell’obesità

− aumento della morte cellulare (apoptosi) e frammentazione del DNA.

A causa degli effetti citotossici, le tecnologie Wi-Fi non sono adatte agli ospedali e alla telemedicina e maggiori livelli precauzionali dovrebbero essere adottati anche per gli ambiti domestici.
Le tecnologie Wi-Fi non dovrebbero essere utilizzate nelle camere da letto, negli spazi di lavoro, nelle sale comuni, nelle stanze d’ospedale, nelle aule universitarie, nelle aule e nei trasporti pubblici.”

È un passaggio tratto da un paragrafo dedicato ai rischi delle reti WI-FI che si trova all’interno del Rapporto indipendente sui campi elettromagnetici che è stato elaborato da esperti appartenenti a ISDE (principale associazione italiana di medici che si occupano della correlazione tra fattori ambientali e salute umana) e a European Consumers (associazione a tutela di ambiente e consumatori).
È un lavoro vasto (più di 100 pagine) che risale al 10 settembre 2019, ma che è utile avere in archivio e soprattutto leggere poiché riguarda gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici, 5G incluso. È molto ben documentato dal momento che contiene svariate citazioni di letteratura scientifica.

In un altro passaggio del testo, sempre a proposito delle reti WI-FI, è scritto: “In particolare è necessario un divieto di installazione di reti Wi-Fi negli asili e nelle scuole frequentate da bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni, posto che la precoce esposizione a determinate radiofrequenze rappresenta un aumentato rischio di sviluppo di cancro per effetto dell’accumulazione e perché studi su animali hanno dimostrato disturbi neuro-comportamentali associati a questo tipo di esposizione. Per analoghi motivi si reputa indispensabile il divieto di installazione di reti Wi-Fi nei luoghi di cura e negli ospedali, perché le radiofrequenze attualmente utilizzate promuovono lo stress ossidativo, interferiscono con la vitalità cellulare e con la funzione riproduttiva. Inoltre, si reputa improcrastinabile il divieto di installazione di reti Wi-Fi in tutti i luoghi ove operano professionisti il cui lavoro richiede concentrazione e precisione, come le sale operatorie, perché la radiofrequenza interferisce con il corretto funzionamento neurologico (inibizione dell’acetilcolisterenasi, apertura della barriera emato-encefalica.
Devono essere dovutamente prese in considerazione le persone ‘elettroipersensitive’ intolleranti ai CEM e introdotte misure speciali per proteggerle, compresa la creazione di aree libere dalle onde non coperte dalle reti wireless.”

Nell’opinione pubblica è necessario che aumenti, a riguardo, la consapevolezza, ma si dovrebbe prendere coscienza anche dei possibili rischi per la salute dei telefoni DECT senza fili (cordless), baby monitors e altre applicazioni domestiche che emettono onde pulsate continue.
La realtà è che siamo quotidianamente esposti ai campi elettromagnetici ad alta frequenza (emessi da antenne dei servizi radio e TV, adattatori client, smartphone, tablet, telefoni cordless, cellulari comprese le loro basi, dispositivi Bluetooth, punti di accesso Wi-Fi, router) e a bassa frequenza (emessi, ad esempio, dagli elettrodomestici, dalle lampade e dai cavi elettrici).
A tutto questo si è aggiunto ora anche il 5G che prevede l’utilizzo di una fitta rete di ‘small cells’, apparati necessari a una corretta diffusione del segnale che potranno essere posizionati praticamente quasi a ogni angolo di strada, semaforo o punto di illuminazione pubblica.

Il livello di radiazioni a radiofrequenza nelle città e negli ambienti industrializzati era già aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni e adesso, con gli attuali e futuri sviluppi tecnologici, crescerà ulteriormente perché l’obiettivo è rendere possibile l’accesso alle comunicazioni wireless ad altissima velocità da qualsiasi punto del pianeta.
La tecnologia 5G si sommerà alle emissioni dovute alle antenne già presenti per i sistemi 3G e 4G e si arriverà a una irradiazione di tutti gli esseri viventi senza precedenti con effetti sanitari al momento imprevedibili.
Sono, per caso, state previste adeguate pratiche di monitoraggio ambientale e sanitario in parallelo alla crescente enorme diffusione dell’elettromagnetismo?

Non mi pare, anzi, nonostante le evidenze scientifiche sulla necessità di abbassare il più possibile l’esposizione ai campi elettromagnetici, recentemente il Parlamento italiano ha espresso parere favorevole sull’innalzamento dei limiti per le emissioni elettromagnetiche provenienti dalle antenne mobili da 6V/m a 15 V/m dal momento che il 29 aprile scorso è entrato in vigore quanto previsto dalla legge 214/2023.
In questo modo si è voluto andare incontro all’esigenza, reiterata negli anni dagli operatori di telecomunicazioni, di alzare i limiti che in Italia erano tra i più stringenti a livello mondiale e ciò è stato fatto all’unico scopo di consentire di sviluppare più facilmente la rete mobile 5G.
Lo scorso maggio ISDE Italia ha inviato una lettera aperta ai Sindaci italiani in relazione a questo innalzamento chiedendo di rifiutarsi di esporre i cittadini a valori più alti di quelli che la normativa aveva sino ad ora stabilito (6V/m) e di opporsi mediante invio di una nota motivata di dissenso. Sarebbe interessante conoscere quanti Comuni si sono attivati fino a questo momento.
Ora, qui non si tratta di ostacolare lo sviluppo tecnologico e il progresso, ma progredire dovrebbe significare migliorare la qualità della vita e, quindi, garantire la salute delle persone. Invece le motivazioni legate a interessi economici privati sembrano aver prevalso ancora una volta sull’interesse per la salute pubblica e ambientale collettiva.

Che fare, allora, limitarsi a subire?

L’ideale (irraggiungibile) sarebbe riuscire a bloccare in toto lo sviluppo della tecnologia in questione, fino a che se ne sia dimostrata l’innocuità.
Ciò che, però, sicuramente i privati cittadini, le associazioni e i comitati possono fare è non arrendersi e impegnarsi a esercitare pressione a livello locale (regione, comuni), nazionale e in ambito UE affinché, da un lato, si persegua la riduzione dei CEM artificiali e, dall’altro, siano messi in pratica sistemi di monitoraggio per garantire la salute e tutti gli organismi viventi.

Per essere più concreti, sarebbe il caso – innanzitutto – di avviare un’azione conoscitiva sulla situazione attuale delle reti nei vari territori attraverso istruttorie tecnico-scientifiche con il coinvolgimento degli enti preposti e delle migliori competenze presenti in materia, in modo che cittadini e portatori di interessi abbiano una visione più chiara. Sarebbe molto utile avere disponibili delle mappe che contengano il quadro aggiornato degli impianti attivi sui vari territori, classificandone anche lo stato di avanzamento dei sistemi tecnologici e la rappresentazione completa della rete di ciascun gestore; ma, soprattutto, sarebbe necessario che gli enti locali elaborassero dei regolamenti per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, in particolare con riferimento a siti sensibili (ad esempio scuole, asili, ospedali, case di cura).
La responsabilità di monitorare i livelli di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici è in capo alle varie ARPA, Agenzie di Protezione Ambientale; tuttavia, sarebbe auspicabile che anche le aziende sanitarie implementassero un sistema di monitoraggio dell’esposizione e dello stato di salute della popolazione esposta.

Il 18 giugno scorso, durante la conversione in legge del Decreto-legge 7 maggio 2024 n. 60 ‘Ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione’, è stato approvato un emendamento che consente la localizzazione degli impianti del Piano ‘Italia 5G’ anche in deroga a eventuali regolamenti comunali.
Questo rappresenta un attacco all’autonomia dei comuni nella gestione del territorio, che era stata sancita dalla legge 36/2001” – ha tuonato ISDE Italia lo scorso 2 luglio – “Questa manovra richiama tentativi simili effettuati nel passato, come il decreto Gasparri del 2002, che fu dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 303/2003.  La difesa del territorio, dell’ambiente e della salute devono rimanere competenza delle istituzioni locali, come sancito dagli articoli 115 e 117 della Costituzione Italiana. Ora la parola passa ai governatori delle varie regioni e ai comuni …saranno in grado di difendere i propri regolamenti e garantire la sicurezza della popolazione?”

In realtà, continuando la lettura del comunicato, si apprende che in passato “l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) non ha difeso con vigore il Principio di Precauzione durante l’iter del Decreto-legge 214 del 30 dicembre 2023. L’ANCI ha inoltre siglato un protocollo d’intesa con il governo e gli operatori di telecomunicazioni per facilitare la diffusione delle reti mobili 5G, puntando a incentivare la densificazione delle infrastrutture di rete in barba agli appelli sanitari indipendenti.”

Ecco, questo non fa ben sperare.
Ma non è detta l’ultima parola.
Chi fosse interessato ad aumentare la propria conoscenza su questa delicata e importante materia e desiderasse farsi un’idea più precisa su quelli che sono gli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute umana e ambientalepuò scaricare il documento citato a inizio articolo e allegato in PDF subito a fine testo‘Rapporto ISDE – European Consumers sui campi elettromagnetici e i rischi connessi alle nuove tecnologie. Offre al lettore una notevole bibliografia, dal momento che è ricco di molte informazioni provenienti dalla ricerca scientifica, e contiene anche suggerimenti per eventuali azioni giuridiche e/o difensive.

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