A proposito di Europa

A proposito di Europa

Un sondaggio di Skuola.net ha esplorato le opinioni degli under 30 del nostro Paese. Poter viaggiare liberamente e studiare senza confini è, per i giovani, tra i principali vantaggi collegati all’appartenenza alla UE, ma il sentimento comune è quello di appartenenza all’identità italiana. La propaganda raggiunge parzialmente lo scopo obiettivo. I ragazzi più giovani ripetono gli slogan, ma alla prova dei fatti si rivelano le vere priorità che interessano ai nostri giovani. I vincoli economici, la questione dei migranti, e l’indipendenza dell’Italia restano tra i temi di maggior critica nei confronti dell’UE.  

 

Da skuola.net, 7 giugno 2024

Il sogno di sentirsi cittadini degli Stati Uniti d’Europa è ancora lontano da venire, almeno nel nostro Paese: attualmente 8 giovani su 10 si sentono più italiani che europei. Questo non vuol dire che non percepiscano anche un forte senso di appartenenza all’Unione Europea, perché il 79% allo stesso tempo si definisce orgogliosamente “figlio d’Europa”.

A far emergere questa dinamica sono i risultati di un sondaggio effettuato da noi di Skuola.net su un campione di 3.100 ragazze e ragazzi tra i 13 e i 29 anni, in vista delle elezioni dell’8 e 9 giugno.

Interessante, peraltro, è notare la crescita del tasso di europeismo man mano che si riduce l’età: tra i 13 e i 17 anni, infatti, ben l’85% si cala convintamente nelle vesti di cittadino europeo.

Mentre tra i più grandi si comincia ad avvertire un parziale arretramento da questa posizione: tra i 18-29enni ci si ferma al 72% di “europeisti”.

Quali sono gli aspetti che spingono, più di altri, a credere nella bontà dei confini allargati? Sul podio si stagliano alcuni aspetti su tutti: la possibilità di poter liberamente viaggiare tra i Paesi membri (per il 43% degli intervistati), il poter contare di più a livello internazionale (21%) e la possibilità di studiare senza troppi vincoli nelle università di gran parte d’Europa (16%).

Altri aspetti come la moneta unica o norme simili nei vari Paesi sono meno rilevanti.

I giovani, però, non lesinano neppure qualche critica all’attuale assetto comunitario.

Sul podio degli aspetti che piacciono di meno in assoluto salgono infatti i vincoli economici a cui deve sottostare il nostro Paese per poter far parte della UE (40%), la gestione dei migranti (25%) e infine la dipendenza dell’Italia da nazioni più forti (19%) su molti risvolti della politica comunitaria.

A proposito delle materie di competenza – esclusiva o concorrente – dell’Unione Europea su cui, secondo le ragazze e i ragazzi, si dovrebbe concentrare maggiormente la prossima legislatura UE?

Nella “Top 5” emerge soprattutto un aspetto: la vera priorità è il lavoro: aumentare occupazione e salari, specialmente per i giovani, dovrebbe essere il cardine del programma per il 24%.

Da non trascurare, poi, la questione ambientaleper il 15% la transizione ecologica è ormai diventata indifferibile.

Al terzo posto, appaiati con il 12% dei consensi, ci sono invece gli attualissimi temi della difesa comune – soprattutto in funzione pacificatoria e di sicurezza – e delle politiche migratorie. A chiudere la cinquina delle urgenze, con l’11% delle preferenze, il riconoscimento di maggiori diritti civili per tutti i cittadini europei.


L'Europa che non c'è 

L’Europa resta termine senza significato. Legata a doppio filo con l’Alleanza Atlantica, il progetto europeo non si è mai evoluto a soggetto geopolitico. La predizione di Coudenhove-Kalergi sulla comunità senza futuro. La discussione sulla difesa europea non può più aspettare. 

AI miei ragazzi spunti di riflessioni trovati nel web 

Ci sono parole di due tipi. Quelle che spiegano le cose e quelle che le mascherano. “Europa” è termine del secondo tipo. Stra-usato per scopi diversi, nessuno si cura di indagarne davvero il significato. Per provare a farlo, usiamo tre tesi alla nostra indagine. Prima. L’Unione Europea/Europa non è soggetto della politica, perché non è nazione, ma organizzazione internazionale sui generis.

Anche l’”unità” europea non è oggi molto più che un’ideale - a parte la moneta unica: che è certo di grande importanza, ma non è davvero sinonimo di un’unità europea in senso pieno (e del resto non è adottata ufficialmente neppure da tutti i Paesi dell’Unione Europea).

Anche sull’”indipendenza” dell’Europa si potrebbe a lungo discutere: certo è che alla sovranità monetaria (ormai pienamente acquisita) non fanno riscontro né una politica economica, né una politica estera comuni - ed è ben difficile parlare di “indipendenza” laddove non vi sia neppure un’uniformità di indirizzi in questi campi.

Quanto al fatto di vivere in un’Europa “pacifica”, pensando all’Irak ne siamo più o meno tutti convinti: e certamente è un fatto che l’Unione Europea in quanto tale non ha dichiarato guerra a nessuno. A dire il vero, non potrebbe neppure farlo, stante l’assenza di una politica estera e di difesa comune; ma questo non dovrebbe rassicurarci: infatti - proprio a motivo di questa assenza - ben 10 tra i 25 Paesi dell’Unione Europea hanno inviato truppe in Irak - e di conseguenza non soltanto hanno preso parte ad una guerra, ma ad una guerra intrapresa senza e contro il parere dell’Onu, e quindi illegale secondo i principi della legalità internazionale

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