L’ASTENSIONE IMPORTANTE NON CAMBIA NULLA NEL SISTEMA DEI PARTITI

 




In questi elezioni si parla di vinti, di vincitori, di delusioni e del problema “astensione”. Cioè esattamente i temi che ogni volta vengono presi in considerazione a fine scrutini da decenni. Nulla di nuovo sotto il sole, diremmo. Mettendo da parte le tifoserie, vediamo qualche dato: hanno espresso il loro voto 23.266.087 milioni di italiani contro i 49.552.399 aventi diritto. Il dato è di un’affluenza del 48,30%.



A vario titolo, arrotondando, 26 milioni di persone hanno deciso di non andare alle urne. Se ci si pensa bene, un numero impressionante. Ebbene, facendo un giro tra i vari commentatori e le dichiarazioni dei leader di partito, nessuno cita in modo significativo (lasciando perdere gli slogan) la questione “astensionismo”. Come se non interessasse. Si preferisce parlare delle vittore, o delle sconfitte, o dei clamorosi colpi di scena, eventualmente ci si copre il capo di cenere.

I numeri parlano di una vittoria di FDI: 6.704.423 preferenze, saldamente in testa. GIORGIA MELONI spopola, è un fatto, nel senso che è l’unica leader di partito al governo che viene riconfermata e anzi rilancia, al contrario dei suoi “colleghi” francesi e tedeschi. Non pare esserci aria di sommessa tristezza per l’astensione nelle dichiarazioni della Presidente del Consiglio, che già questa notte esprimeva gioia e cantava l’inno nazionale abbracciando il suo bouquet di fiori.

Ancora più trionfali le dichiarazioni di SCHLEIN ELENA ETHEL DETTA ELLY, che delle magnifiche sorti e progressive si fa moderna Giovanna d’Arco: con i suoi (ma anche dei vari personaggi importanti del partito) 5.604.346 milioni di persone, si piazza in seconda posizione nelle preferenze degli italiani, e sì, si preoccupa di portare la gente a votare, però sarà dalla prossima volta, per ora va bene così, avanti popolo alla riscossa, e intanto ringrazia BONACCINI E DECARO.

Il M5S, nella persona di GIUSEPPE CONTE, ci deve riflettere su quello che è successo, perché ancora non l’ha ben capito, e incamera 2.324.533 voti, che proprio un grande soddisfazione non sono se si pensa da dove era partito questo movimento. Forse ammettere di aver sbagliato tutto, per esempio durante la “pandemia”, sarebbe un bel punto di partenza. Eh no, neppure lui sembra pensarci più di tanto su tutti quegli astenuti che, probabilmente, sono anche ex elettori suoi, di Grillo e della Casaleggio & associati.

A quasi parità di voti, TAJANI sorride trionfante mentre SALVINI tira un sospiro di sollievo: VANNACCI, con le sue oltre 500.000 preferenze, lo ha letteralmente salvato dal prendere una scoppola storica. FI e LEGA racimolano rispettivamente 2.237.837 e 2.095.133 voti, non esattamente un plebiscito, ma tanto basta per arrivare, con i voti di FDI, a un totale di preferenze per la maggioranza di Governo che arriva al 47,2% , consolidando il sistema di potere attuale.

AVS rappresenta oggettivamente una sorpresa: BONELLI E FRATOIANNI, con 1.565.896 voti salvano sé stessi ma soprattutto la neo europarlamentare ILARIA SALIS.

E anche oggi dell’astensione parleremo domani. Perché mi pare del tutto evidente che, alla luce dei dati, più alto è il numero dei non votanti più pesano, in termini percentuali, le preferenze dei votanti. Non esprimiamo un giudizio su questo, ma denunciamo un dato di fatto.

Perché l’astensione dovrebbe influire sulle vicende politiche? Essa è la non espressione della propria opinione, un foglio bianco o scarabocchiato che legittima la volontà altrui. Chi non parla, decide di non avere voce. Un po’ come ci si chiude in un ostinato mutismo quando si è arrabbiati: un’azione inutile e spesso autolesionista.

Qualcuno ipotizza: “non voto, quindi delegittimo l’Istituzione”. Noi non sappiamo se sia così. Nei fatti questo non è ancora successo.

I sogni son desideri: un conto è ciò che è, un conto è ciò che vorremmo che fosse.











Un po’ come madama la Marchesa von der Leyen: indifferente al dato dirompente di una scia di destra che diventa sempre più importante in tutta Europa, sogna di essere riconfermata alla Presidenza della Commissione, in virtù della tenuta del PPE, che non crolla e tiene botta. In fondo le cominciava a piacere l’idea di una bel conflitto, ma i sogni di gloria di Macron e Scholz si sono infranti, in effetti, sullo scoglio dello spirito guerreggiante che li ha portati alla disfatta, ed è lecito pensare che trascineranno con loro la bionda teutonica nel naufragio dell’idea di una guerra contro la Federazione Russa, bunker annessi.

O come i sogni rivoluzionari dei manifestanti di ieri sera a Parigi, che a fronte del trionfo della Le Pen, evidentemente hanno pensato di poter cambiare le cose urlando il loro dissenso rispetto a un voto democraticamente espresso. Eppure, il voto dei francesi è stato molto chiaro e inequivocabile: con il 51,50% di affluenza, Rassemblement national doppia il partito di Macron, peraltro in coalizione con altri partiti sotto il nome di Besoin d’Europe.


E inequivocabile, appunto, è stato anche il voto espresso in Germania: con il 64,78% di affluenza, la CDU/CSU regge il colpo, ma AFD (Alternative für Deutschland) fa il balzo, e non fa dormire sonni tranquilli a Scholz e gridare al pericolo dell’onda nera in Europa da più parti.








Tornando all’Italia, ricordiamo anche i sogni infranti di RENZI e BONINO e i loro Stati uniti d’Europa, che piacciono solo a loro, e agli 875.570 elettori che li hanno entusiasticamente votati. E deluso si è dichiarato CALENDA, che però non si sa se abbia capito di essere molto meno importante di quel che crede, perché in effetti 778.858 preferenze sono proprio poche per cambiare il volto della Nazione. Sta di fatto che i riformatori se ne stanno a casa, e in EU non ci vanno.





Infine, non ci resta che sottolineare il fatto che l’aumento dell’astensionismo sia un fenomeno che dura da tempo e anche in questa occasione non sembra arrestarsi. A eccezione del 2004, quando il dato definitivo fu del 73% e superò il 70,8% del 1999, l’affluenza per le europee ha visto un costante e progressivo vistoso calo: nel 2014 ha votato il 57,22% degli aventi diritto, e nel 2019 alle urne è andato a votare il 54,5%.


Insomma, dove sta la novità rispetto a questo grande blocco di astensionisti al quale si vuole dare a tutti i costi una valenza rivoluzionaria? Dov’è il grande brivido del movimento di massa che dovrebbe smuovere il sistema alle radici? Non c’è, non se ne parla, non interessa ai media, ai politici, e probabilmente neanche a molti italiani.


Massimo Cacciari ha dichiarato che «c’è da rilevare che il Sud ha boicottato il voto, ha disertato le urne nel modo più solenne possibile. È un fatto rivoluzionario». Ci pare, invece, che sia un atto di rassegnazione e/o di indifferenza.

Però restiamo in attesa fiduciosi, pronti a cambiare idea, qualora davvero il sistema mostrasse una sincera preoccupazione per l’astensionismo e si muovesse concretamente per arginarlo..

Per ora, ce lo consentirete, dubitiamo. A cosa e chi corrispondano questi non-voto, piuttosto, andrebbe più approfonditamente analizzato.




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