Esempi per i nostri giovani

Esempi per i nostri giovani 

I libri di storia sono pieni di nomi di personaggi che hanno rivoluzionato il corso del tempo grazie a grandi invenzioni. Benjamin Franklin, Thomas Edison, Nicola Tesla, Alexander Graham Bell, i fratelli Wright: uomini che hanno messo la loro firma sulla storia, rendendo possibile il nostro presente. Per ognuno di questi nomi, però, ce ne sono migliaia dimenticati. Pensatori, artisti, artigiani e intellettuali che sono arrivati con troppo anticipo o con un secondo di ritardo sulla linea cronologica della storia e di cui, purtroppo, si sono perse le tracce. Mashable, noto sito americano, ha deciso di ricordare, in un articolo, alcuni di  questi nomi dimenticati, perché sebbene le loro identità siano per lo più sconosciute, ciò che hanno inventato o pensato vive ancora nel presente. Ecco uomini e donne che meritano di essere ricordati.

Cornelius Jacobszoon Drebbel (1572-1633)
Il sottomarino

Olandese, fu uno dei più grandi intellettuali, scienziati, pensatori e inventori vissuti a cavallo del XVI-XVII secolo. I suoi contributi nel settore della chimica e dell’ottica furono fondamentali, ma senza ombra di dubbio la sua più grande impresa fu la costruzione, nel 1620, del primo sottomarino che sia mai esistito. Negli anni successivi migliorò la proprio invenzione, fino al modello del 1624, terzo esemplare da lui creato e anche quello meglio riuscito: realizzato in legno e pelle, il sottomarino navigava grazie ai remi posti sui lati. La macchina di Drebbel era in grado di trasportare un massimo di 16 persone e raggiungeva la profondità di 15 piedi sotto la superficie dell’acqua. Poteva stare immerso per un massimo di tre ore a volta. Il Re inglese Giacomo I ebbe l’onore di viaggiare sul mezzo nel Tamigi. Purtroppo cotanta invenzione non gli portò la meritata fortuna economica: dopo aver vissuto a lungo alla corte inglese, abbandonò il Regno Unito per trasferirsi a Praga, dove rimase fino alla morte del sovrano Rodolfo II.   Quando decise di fare ritorno in Inghilterra, purtroppo il suo principe patrono, Enrico Federico Stuart, era morto e non venne accettato nella nuova orte. Fu così costretto ad affrontare gravi ristrettezze economiche.























Ada Lovelace (1815-1852)
La prima programmatrice di computer

Nota soprattutto per essere la figlia del grande poeta britannico Lord Byron e della matematica Anne Isabella Milbanke, Ada Lovelace è in realtà considerata da molti la prima programmatrice di computer della storia. Sin dalla tenera età, Ada mostrò una grande passione e un grande talento per la matematica. Proprio questa sua passione la portò a stringere una forte amicizia con il matematico Charles Babbage, che la iniziò al suo lavoro alla “macchina analitica”, il primo prototipo di computer meccanico sviluppato per eseguire compiti generici. Una sorta di enorme calcolatore che non venne mai realizzato, ma a cui Babbage e la Lovelace dedicarono la loro intera esistenza. In particolare, la figlia di Byron si occupò di pensare e ideare un linguaggio che potesse far funzionare la macchina. Fu così che inventò il primo algoritmo per generare i numeri di Bernoulli, considerato il primo algoritmo espressamente inteso per essere elaborato da una macchina, tanto che Ada Lovelace è oggi ricordata come la prima programmatrice di computer al mondo. Nel 1843, cercando di spiegare l’enorme portata delle ricerche sue e dell’amico/collega Babbage, la Lovelace disse: «Possiamo affermare che la macchina analitica tesse schemi algebrici proprio come il telaio di Jacquard tesse fiori e foglie».














Édouard-Léon Scott de Martinville (1817-1879)
Il fonautografo


Questo editore e libraio francese, erede di una grande dinastia scozzese trasferitasi a Parigi nel XVII secolo, ebbe l’enorme fortuna di poter stampare, e dunque leggere, alcuni dei principali testi scientifici della sua epoca. Ciò lo portò ad appassionarsi al mondo delle invenzioni, tanto da diventare lui stesso inventore. Grande esperto di stenografia, un giorno si chiese se fosse possibile imprimere su carta, senza aiuto della scrittura, la parola parlata. Iniziò così le proprie ricerche, fino al 1857, quando brevettò uno strano aggeggio chiamato fonautografo: si trattava di una macchina in grado di tradurre le vibrazioni del suono in linee ondulate impresse su una setola rigida da una cilindro a manovella. Il marchingegno cercava di imitare il funzionamento di un orecchio, sostituendo una membrana elastica al timpano e una serie di leve per gli ossicini, che avrebbero dovuto comandare uno stilo al fine di scrivere su carta, legno o una superficie di vetro coperta di nerofumo. Proprio questa grande invenzione può essere ritenuta precorritrice di quella di Edison del 1877, ovvero il fonografo, ma a differenza di questa il fonautografo creava solo immagini visive del suono e non aveva la possibilità di riprodurre le registrazioni. Venne usato in diverse indagini sul suono, ma ebbe pochi sviluppi. Nel 2008 il New York Times riportò la notizia del ritrovamento di un fonoautogramma datato 9 aprile 1860 (lo potete ascoltare qui sopra). La registrazione era un frammento di una decina di secondi di una cantante ritenuta la figlia dell’inventore. In realtà si scoprì essere stata eseguita al doppio della velocità normale e, probabilmente, a cantare la popolare canzone francese Au Clair de la Lune fu proprio l’inventore. Questo fonautogramma è oggi la prima documentazione nota della registrazione di musica e della voce umana, precedente di ben 28 anni alla precedentemente nota registrazione di Edison di un coro di Händel dall’oratorio Israele in Egitto, realizzata nel 1888.

 

Antonio Meucci (1808-1889)
Il telefono


Sebbene per tutti, ma soprattutto per gli americani, l’inventore del telefono siaGraham Bell, Mashable sottolinea come l’immigrato italiano a Staten Island Antonio Meucci, nel 1857, inventò il primo telefono elettromagnetico che fu in grado di collegare il suo laboratorio alla stanza da letto della moglie, situata al secondo piano della palazzina. E ciò avvenne due decadi prima che Bell brevettasse il proprio telefono. Meucci lavorò a lungo sulla sua invenzione, tentando di migliorarla e renderla utilizzabile a tutti. Andò incontro anche a molte difficoltà economiche nella speranza di veder riconosciute le proprie fatiche, ma alla fine, quando arrivò il brevetto all’invenzione di Bell, ogni speranza dell’inventore di origine italiana fu spazzata via. Storia narra, infatti, che nell’estate del 1872, Meucci si rivolse al Vice Presidente Mr. Edward B. Grant dell’American District Telegraph Co. di New York, del quale era consulente anche (guarda un po’) un certo Graham Bell, affinché gli fosse concesso di sperimentare il suo “telettrofono” nelle linee telegrafiche di quella compagnia. Poiché Grant, dopo aver promesso il suo aiuto, tergiversava con pretesti vari, dopo due anni Meucci richiese la restituzione delle descrizioni e dei disegni consegnati, ma gli fu risposto che erano stati smarriti. Nel dicembre 1874, Meucci non riuscì più a trovare qualcuno che gli prestasse i 10 dollari necessari per pagare la tassa annuale di mantenimento del suo pre-diritto al brevetto e pertanto esso decadde il 28 dicembre 1874. Nel 1876 Bell ottenne il brevetto sul telefono. Il 18 ottobre del 1889, Antonio Meucci morì nella sua casa di Clifton, ancora fiducioso nel pieno riconoscimento della priorità della sua invenzione. Le sue ceneri si trovano al Garibaldi-Meucci Museum di New York, assieme alla tomba della moglie Ester. Nel giugno 2002 la Camera dei Deputati degli Stati Uniti ha riconosciuto ufficialmente il lavoro di Meucci nell’invenzione del telefono.

Sir Joseph Wilson Swan (1828-1914)
La lampadina

La prima casa al mondo ad essere illuminata da delle lampadine elettriche fu quella di Sir Joseph Wilson Swan, il quale poi utilizzò le proprie lampadine elettriche anche per illuminare il Savoy Theatre di Londra, primo edificio pubblico a usare per l’illuminazione solamente l’elettricità. Eppure, per tutti, l’inventore della lampadina fu Thomas Edison. E in effetti fu così, perché a brevettarla fu Edison e non Swan. I due si conoscevano, ma non interagirono mai nelle loro ricerche, o almeno così pensava Swan, che in una lettera diretta a Edison dopo il brevetto della lampadina espresse tutto il suo «sconcertato stupore» nell’apprendere che alcuni dei disegni dei modelli depositati erano, in tutto e per tutto, gli stessi realizzati nella fase di studio da lui. In effetti, a posteriori, molti hanno ammesso che Edison, come inventore, era inferiore a molti altri, tra cui appunto Swan, ma dimostrò grande abilità ad essere più rapido e scaltro di altri nel brevettare le invenzioni. Più che un grande inventore, quindi, Edison può essere considerato un grande imprenditore, come dimostra il caso della lampadina: entrato in possesso di alcuni disegni e modelli, Edison prese le caratteristiche di questi precedenti lavori e spinse i suoi collaboratori a cercare un nuovo tipo di materiale in grado di aumentare la durata delle lampadine elettriche. Nel 1879 raggiunse l’obiettivo voluto: rendere il prodotto commercializzabile. Mentre Swan e altri avevano infatti prodotto l’illuminazione elettrica solo in laboratorio, Edison ebbe il grande merito di iniziare una produzione di massa di lampade a lunga durata.

Gustave Whitehead (1874-1927)
L’aereo

Nato Gustav Weisskopf, questo immigrato bavarese è ritenuto da molti il vero inventore dell’aereo, o meglio, colui che ci arrivò prima dei fratelli Wright, che la storia ci ha consegnato come i primi creatori della “macchina per volare”. Sin da ragazzo, Whitehead era soprannominato The Flyer per la sua enorme passione per il volo e in particolare per gli aquiloni. Non stupì nessuno, dunque, la scelta di dedicare gran parte della sua vita proprio al volo. Scelta che si trasformò, nel 1901, nella creazione del primo aereo funzionante e del primo volo, due anni prima di quello dei fratelli Wright. Sebbene quest’ultimi respinsero ogni richiesta di paternità dell’invenzione da parte di Whitehead, i giornali del 1901 parlavano con grande enfasi di lui come dell’«inventore della macchina volante». Inoltre, in un documento governativo spuntato in seguito alla battaglia a suon di carte bollate che Whitehead portò avanti contro i fratelli Wright, Anton Pruckner dichiarava di aver «visto più volte Whitehead volare a bordo della sua macchina». Nonostante ciò i fratelli Wright sono ancora oggi considerati gli inventori dell’aeroplano e i primi umani ad essere riusciti a volare.

Edwin Howard Armstrong (1890-1954)
La radio FM
Questo scienziato newyorkese è stato uno degli inventori più prolifici di inizio ‘900. E tra i suoi tanti “successi”, il più grande è certamente l’invenzione della tecnica di modulazione della frequenza, quella che oggi conosciamo tutti come radio FM. Durante gli Anni Trenta, infatti, l’unica tecnica di modulazione diffusa era la modulazione di ampiezza. Per questo motivo, ci fu un’iniziale diffidenza verso la nuova alternativa proposta da Armstrong. La FCC, commissione deputata all'assegnazione di una banda alla neonata tecnica FM, optò per quella che è usata ancora oggi (87,5 - 108 MHz). E sebbene oggi la sua invenzione sia usatissima, gli inizi non furono semplici: i suoi studi furono realizzati in un laboratorio della RCA, che finanziò anche il progetto, ma che decise di non acquistarne poi i brevetti. Armstrong, che invece credeva fortemente nel suo lavoro, non si arrese e autofinanziò la costruzione della prima stazione radio FM, la W2XMN. Visto il buon esito dell’impresa, la RCA fu lesta ad affermare la paternità dell’invenzione e a contestare ogni richiesta economica di Armstrong. Iniziò una dura battaglia legale, da cui il newyorkese uscì sconfitto e completamente rovinato economicamente. Pochi mesi dopo si suicidò. Fu sua moglie, Marion, a portare avanti la battaglia di Armstrong, riuscendo finalmente a vincere la causa contro RCA, che fu costretta a pagare una grande somma alla donna.

Philo Farnsworth (1906-1971)
La televisione

Philo Farnsworth è l’inventore del primo televisore elettronico della storia, modello che sorpassò il precedente televisore elettromeccanico realizzato solamente due anni prima dall’inglese John Logie Baird. L’invenzione di Farnsworth proiettava le immagini su una superficie sensibile grazie all’uso di un tubo a raggi catodici il cui funzionamento, seppur basilare, era molto simile a quello riscontrabile nelle televisioni a tubo catodico. L’invenzione risale al 1927, quando Farnsworth aveva solamente 21 anni. Nato in una capanna di legno costruita dal nonno, questo brillante inventore riuscì a costruirsi un futuro soltanto grazie alla sua fulgida creatività e grande attitudine allo studio e alla scienza. Farnsworth comprese anche l’immenso potenziale commerciale del suo televisore e fondò così una sua società per la produzione dello stesso, cioè la Farnsworth Television and Radio Corporation. La prima immagine trasmessa in pubblico da Farnsworth fu il simbolo di un dollaro in occasione di una conferenza stampa. Una scelta goliardica, perché era un messaggio a coloro che avevano investito sul suo progetto e non avevano ancora visto un dollaro. Sebbene geniale, Farnsworth era anche un alcolizzato e morì per una polmonite. Poco meno di 30 anni dopo, la rivista Time lo ha inserito nella lista delle 100 persone più importanti del XX secolo.






 





Douglas Engelbart (1925-2013)   Il mouse

«La rivoluzione digitale è molto più significativa dell’invenzione della scrittura o della stampa»: con queste parole Douglas Engelbart commentò il suo apporto alla storia dell’umanità. Questo inventore di Portland, infatti, è niente meno che il padre del mouse, ciò che noi tutti oggi usiamo quando lavoriamo o anche solo navighiamo con il computer. Engelbart sviluppò e presentò al pubblico la sua invenzione nel lontano 1968, in un evento diventato storico per gli appassionati. Il primo prototipo dell’americano, descritto nella sua domanda di brevetto come un «indicatore di posizione XY per un sistema di visualizzazione», presentava due ruote metalliche inserite in una sorta di scatoletta di legno. Il nome mouse fu scelto per la particolare forma dell’oggetto, che con il cavo sul retro ricordava molto la coda di un topo. Sebbene brevettato nel 1967, il mouse non fu commercializzato fino al 1981, quando la Xerox Star iniziò a produrlo e venderlo. Purtroppo, poiché il mouse divenne “famoso” a brevetto già scaduto, Engelbart non si arricchì mai con questa invenzione. Nel 2000 il presidente Bill Clinton lo insignì della National Medal of Technology. È morto nel 2013, all’età di 88 anni, conosciuto per lo più solamente negli ambienti degli appassionati e dei tecnici.

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