Il decremento demografico in Puglia, un vero e nuovo corso migratorio, sopratutto di giovani, che impoverisce il territorio, facendo diminuire i consumi, in tutti i settori dall’abbigliamento al mercato immobiliare.

 Buona domenica a tutti i miei amici, a cui sottopongo un tema che ormai dilaga nel nostro meridione. Il decremento demografico in Puglia, un vero e nuovo corso migratorio, sopratutto di giovani, che impoverisce il territorio, facendo diminuire i consumi, in tutti i settori dall’abbigliamento al mercato immobiliare. Di seguito un articolo della GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO di Marisa Ingrosso, con una autorevole intervista al Prof. Gianfranco Viesti, economista, docente alla Facoltà di Bari.

“ IL CENSIMENTO
La Puglia si spopola, Viesti: «sono tre secoli che non accadeva niente di simile»
28 SETTEMBRE, 2023
La popolazione scende sotto i 4 milioni, -3,2% rispetto al 2011In un anno, le perdite più consistenti sono a Bari (-1.257 residenti)
L’emigrazione è come una brutta ferita infetta che duole e continua a sanguinare copiosamente indebolendo la Puglia delle sue risorse migliori, i giovani in età da lavoro e ben formati. Né le culle sempre più vuote e una immigrazione ancora contenuta riescono a tamponare la falla. In conseguenza di ciò, lentamente, la regione si sta spopolando.
Lo dicono i “numeri” del Censimento permanente della popolazione pugliese, al 31 dicembre 2021, che l’Istat ha appena pubblicato. È scritto che i residenti sono 3.922.941, con una diminuzione del 3,2% rispetto al 2011. In quel decennio la riduzione complessiva è stata di 129.625 persone. La più significativa si registra nella provincia di Brindisi (19.528 persone, -4,9%), seguita da Foggia (-27.004, -4,3%) e Taranto (-24.757, -4,2). Bari ha perso 20.519 residenti in 10 anni (-1,6%), Lecce 26.670 (-3,3%).
Rispetto al 2020 i dati censuari evidenziano un decremento di -10.836 persone residenti nella regione. E nemmeno l’area che - sulla carta - offre le migliori possibilità, il Barese, è esente da questo fenomeno: «A livello provinciale Bari perde -3.374 residenti, seguita da Foggia (-3.366), che registra anche il maggiore decremento relativo (-0,6%)», rileva Istat. In percentuale, da anno ad anno è stata la Capitanata a perdere più residenti (-0,6%).
Aumentando l’«ingrandimento» sul fenomeno e passando al livello comunale, il dossier spiega che «tra il 2020 e il 2021 un comune su tre non ha subito perdite di popolazione e tra questi non è presente alcun capoluogo di provincia, tranne i comuni di Barletta, Andria e Trani. Invece sono 174 i comuni dove la popolazione diminuisce: in valore assoluto, le perdite più consistenti si registrano a Bari (-1.257), Taranto (-1.256) e Foggia (-664); in termini relativi nei comuni di Poggiorsini (-3,6%) e Celle di San Vito (-3,3%)».
Istat dice che «la diminuzione della popolazione residente della Puglia è frutto di un saldo naturale fortemente negativo (-19.905 unità) al quale si somma un saldo migratorio totale che rimane negativo (-870 unità) nonostante un recupero dei movimenti demografici internazionali tra il 2020 e il 2021.
Il saldo censuario positivo (+9.939) non riesce a compensare la perdita di popolazione. La dinamica naturale conferma il trend negativo in corso. La mortalità è in aumento: il tasso di mortalità passa dall’11,2 per mille del 2020 all’11,8 per mille del 2021, e raggiunge il valore più alto (12,3 per mille), nelle province di Lecce e Taranto».
Le donne sono più degli uomini (rappresentano il 51,3% del totale e superano gli uomini di poco più di 101mila unità) e la popolazione pugliese presenta, nel 2021, una struttura sensibilmente più giovane rispetto al totale del Paese, l’età media è 45,7 anni, la media nazionale è 46,2 anni.
La popolazione straniera al 2021 ammonta a 135.173 unità, il 2,7% della popolazione straniera residente in Italia. Quasi il 75% dei cittadini stranieri risiede nelle tre province di Bari (31,1%), Foggia (22,9%) e Lecce (19%). La percentuale sulla popolazione residente totale è minore rispetto al valore nazionale (3,4% contro 8,5%). Non sorprende che l’incidenza provinciale più alta si osservi a Foggia (30.973 persone, 5,2%) mentre, all’opposto, quella più bassa è a Taranto (14.770 persone, 2,6%). A Bari il totale di stranieri raggiunge quota 42.047 il 3,4% del totale della popolazione residente.
Circa la loro provenienza, l’Istituto nazionale di statistica rileva come oltre la metà (50,3%) dei cittadini stranieri proviene dall’Europa, il 26,1% dall’Africa, il 20,5% dall’Asia e il 3,1% dall’America. Per essere precisi: i cittadini stranieri acquartierati in regione provengono da 168 Paesi del mondo, ma particolarmente dalla Romania (21,6%), ovviamente dalla vicina Albania (15,6%) e dal Marocco (8,0%); albanesi e georgiani presentano una particolare concentrazione rispetto al livello nazionale.


L’intervista
L’economista GIANFRANCO VIESTI : SONO TRE SECOLI CHE NON ACCADEVA NIENTE DI SIMILE.
«Si può lavorare sulla natalità, ma servono politiche di immigrazione e integrazione»
«È una cosa di importanza secolare, nel senso che sono tre secoli che non accadeva niente di simile». Il professor Gianfranco Viesti, ordinario di Economia applicata nel Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari, considera lo spopolamento della Puglia la vera grande sfida politica contemporanea.
D L’area che - almeno sulla carta - dovrebbe offrire più opportunità, perde in termini assoluti più residenti: Bari, ne perde più di Foggia. Che ne pensa?
R «Bisognerebbe lavorare di percentuali. Questo fenomeno riguarda tutto il territorio regionale. È un mondo nuovo al quale dobbiamo abituarci e ha conseguenze enormi, su scuola, servizi, sulla società. Cambia e invecchia la popolazione ed è una situazione con cui conviveremo almeno per i prossimi quanti? Vent’anni? Non c’è da aspettarsi grandi cambiamenti perché le donne in età fertile sono diminuite ed è difficile far nascere tanti bambini. La verità è che abbiamo troppo pochi immigrati.
È un tema maledetto, reso tale da una politicizzazione estrema, ma in Puglia ci sono troppo pochi immigrati e non ci aiutano a contrastare il declino demografico soprattutto delle forze di la- voro (perché sono molto più dei residenti le persone in età di lavoro). Ne abbiamo meno della media nazionale e questo è un tema che bisognerebbe mettere più al riparo dalle polemiche politiche. La verità è che sono troppo pochi e, fra l’altro, sono prevalentemente romeni e albanesi, cioè persone con cui ci sono distanze linguistiche e culturali modeste».
D. Quindi si può lavorare sulla natalità, ma non basta?
R. «Si può lavorare sulla natalità ma non è sufficiente e l’unico modo per contrastare lo spopolamento...”

Commenti

Post popolari in questo blog

Il nuovo esodo, e le previsioni per i prossimi anni, si prefigura un futuro incerto, ed un aumento della povertà.

NASCE UN NUOVO SOGGETTO POLITICO, I SIGNORI DELLA COMUNICAZIONE NON DARANNO SPAZIO ALLA NOTIZIA.