La descrizione della porta Rudiae di San Cesario di Lecce di Antonio Bruno  è un viaggio nella cultura, nella letteratura latina. Poche volte mi è capitato di leggere una descrizione così attenta e precisa, ricca di riferimenti e citazioni di autori importanti, che la scuola italiana ha messo in soffitta. Complimenti all’autore, ne suggerisco la lettura per comprendere l’ importanza della nostra lingua, e cosa stiamo perdendo. 


"La Porta Rudiae: Un Capolavoro Architettonico" 

di Antonio Bruno 

Benvenuti nell'incantevole regno della Porta Rudiae, un'opera che, come direbbe Quinto Ennio, è una "poesia in pietra, una sinfonia di architettura". Lasciatevi trasportare in un viaggio attraverso il tempo e l'immaginazione, dove ogni colonna racconta una storia più affascinante di un verso enneiano.

Iniziando con il nome, "Porta Rudiae", sembra quasi un'ode dedicata all'antico centro di Rudiae, la presunta culla del grande poeta latino. Come Ennio stesso affermava, "Omnia mea mecum porto" (Porto con me tutto ciò che è mio), e sembra che anche la città di Lecce condivida questo sentimento dedicando una porta al suo illustre figlio.

L'architettura della porta, ispirata a un arco di trionfo secondo il modello della vicina Porta Napoli, ci ricorda le parole di Vitruvio: "L'architettura è una disciplina che unisce arte e scienza". Ma qui, l'arte si manifesta in tutta la sua gloria, con colonne a fusto liscio che reggono il cornicione superiore, creando un armonioso connubio tra forma e funzione.

Le colonne, veri pilastri dell'estetica classica, incorniciano busti di fondatori mitologici della città, come Malennio e Dasumno, evocando le parole di Ovidio: "Tempora labuntur, tacitisque senescimus annis" (Gli anni passano in silenzio, invecchiamo con gli anni che passano). Ma qui, la storia non invecchia mai, immortalata nei busti che adornano la trabeazione come testimonianza di un passato glorioso.

Nella parte superiore della porta, dove si ergono le statue di Sant'Oronzo, Sant'Irene e San Domenico, emergono le parole di Sant'Agostino: "La bellezza è il splendore della verità". E quale verità più radiante di quella celebrata dai patroni della città?

L'epigrafe sopra l'arco centrale, con la data del 1703, ci fa riflettere sulle parole di Cicerone: "Tempus fugit" (Il tempo vola). Ma la Porta Rudiae sfida il tempo, rimanendo immutata nella sua maestosità attraverso i secoli, grazie alla dedizione di Prospero Lubelli e del sindaco Cesare Belli.

Infine, i pennacchi decorati con trofei militari, come scriveva Seneca, sono "testimoni muti di eventi passati". Ma qui, i trofei floreali sembrano sussurrare la storia della città in modo più delicato e pacifico, come se volessero dire: "In pace, la nostra gloria è eterna".

In conclusione, la Porta Rudiae è molto più di un semplice monumento. È un poema epico scolpito nella pietra, un'ode all'arte e alla storia che, come diceva Platone, "riscatta l'anima dalla schiavitù della banalità". Un viaggio alla Porta Rudiae è un'esperienza che nutre non solo la mente, ma anche l'anima, invitandoci a riflettere sul nostro passato glorioso mentre affrontiamo il presente con dignità e bellezza senza tempo.

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